lunedì 31 dicembre 2012

lunedì 24 dicembre 2012

LETTERA DI FINE ANNO

Il 2012 sta per concludersi e, come successo l'anno scorso, abbiamo deciso di scrivervi una breve lettera di auguri, brindando insieme anche "telematicamente" all'anno che verrà.
Che dire...per noi questo 2012 è stato davvero l'anno della consacrazione che ci ha permesso, nei primi mesi e ancora in fasce, di partecipare attivamente con Lineacomune e il PD di Calusco alla campagna elettorale e alle conseguenti elezioni amministrative, con molti dei nostri ragazzi che hanno avuto l'onore di crescere e formarsi accanto a persone davvero straordinarie. Una grande prova di forza questa per i nostri ragazzi che, nonostante lo stress della campagna elettorale, sono riusciti a non trascurare le varie iniziative GD, alternando senza difficoltà e con grande spirito di sacrificio i due impegni. 
Andando al di là della campagna elettorale, però, quello che davvero ci sorprende è vedere il nostro movimento giovanile crescere a dismisura. Come ben sapete il nostro gruppo è nato nel mese di settembre 2011 e contava, al suo interno, soli tre giovani temerari che hanno subito, per qualche mese, anche diversi attacchi da persone che comunque non credevano nella nascita di un movimento giovanile e di centrosinistra qui a Calusco. Ora, a distanza di un anno, il gruppo conta al suo interno ben 14 giovani totalmente operativi, dimostrando che la politica, quando è svolta con passione e sentimento, può davvero coinvolgere TUTTI.
Peccato che le elezioni si siano svolte nei primi mesi della nostra esistenza altrimenti, con le forze, la maturità e quel pizzico di follia in più che abbiamo conquistato in questa seconda parte dell'anno, l'esito sarebbe stato ben diverso.
Ma ora passiamo ai ringraziamenti. Quest'anno (non ce ne vogliate) abbiamo deciso di rivolgere un GRAZIE speciale a tre persone che sono state e continuano ad essere, per noi, un vero modello.
La prima persona che vogliamo ringraziare è il segretario del circolo PD Calusco Sperandio Mangili. Senza Spera, molto probabilmente, questo gruppo non sarebbe mai esistito. Ha avuto il coraggio e anche la pazzia di credere subito in questi giovani, trattandoci immediatamente come suoi figli. Non è un caso se tutto il gruppo lo chiama "papà Spera"! Dobbiamo sentirci veramente fortunati di avere una persona del valore di Spera come segretario, una persona che è stata capace di trasmetterci il significato più profondo del fare volontariato e l'essenza più alta del fare politica. Come ha detto Benigni "il fare politica è la cosa più alta per organizzare la pace, la serenità e il lavoro. Non avere interesse per la politica è come dire di non avere interesse per la vita" e tu, tutto questo, ce lo insegni ogni giorno!
Un altro ringraziamento veramente speciale va a Mario Manzoni, esponente di spicco del nostro PD locale. Un vero e proprio mentore capace, con i suoi preziosi consigli, il suo carisma e la sua determinazione, di far crescere noi giovani giorno dopo giorno in un ambiente di sana e vera politica. Mario rappresenta in tutto e per tutto l'uomo nuovo e moderno, quell'uomo che non ha bisogno di una data di nascita scritta sulla carta d'identità per sentirsi giovane e avere idee completamente nuove e di cambiamento. Grazie Mario, se diventeremo "grandi" sarà soprattutto merito tuo.
Infine vogliamo ringraziare un altro grande uomo politico del nostro paese: Alfredino Cattaneo. Una persona veramente eccezionale, spontanea, generosa, onesta e allo stesso tempo infinitamente umile. Grazie "Alfred" per farci sentire sempre così importanti, di coinvolgerci ma soprattutto di gratificare ogni giorno il nostro lavoro. 
Grazie di cuore a tutti e tre, senza di voi non ce l'avremmo mai fatta.
Concludendo, grazie anche a tutte le persone che non abbiamo citato direttamente ma che ogni giorno ci supportano, ci spronano e ci fanno sentire sempre più parte della società civile caluschese.
Ma soprattutto GRAZIE a voi cittadini, che ci scrivete e contattate costantemente per segnalarci un problema o anche solo per un piccolo saluto o attestato di stima. Ricambieremo tutta questa fiducia, è una promessa!
Buone feste a tutti, nella speranza che il 2013 sia l'anno della svolta per ognuno di voi.
Con affetto,

GD CALUSCO




IL FILO DI ARIADNE


Chi viaggia senza incontrare l’altro non viaggia, si sposta”
(Alexandra David-Néel)

Voglia di evasione, ricerca della felicità, vita, rapporti. Tutto questo e non solo è il viaggio,  capace di stimolare, indipendentemente dalla sua durata,  le passioni più profonde dell’animo umano.  Una volta partiti, tutto ciò che da quel momento si vive è il viaggio, capace di condurci verso culture  e lingue diverse, modi di fare, pensare, dire e vedere le cose molto spesso completamente differenti dai nostri. E’ proprio l’incontro con l’altro che stimola in noi il senso di scoperta, la voglia di scegliere, la necessità di condividere e affermarci in questa vita, con il viaggio che, in realtà, non termina con il nostro ritorno “a casa”. Le idee, le immagini, i suoni e i sapori che un viaggio ci regala, infatti, non fanno altro che riprodursi nella nostra mente, trovando spazio inconsciamente negli ambienti quotidiani in cui viviamo, quali il lavoro, la famiglia e gli amici. Il viaggiatore, quindi,  non è solo colui che gira il mondo da un punto geografico all’altro, ma è colui che si ferma di fronte al nuovo ascoltandolo. Una volta vissuto pienamente il viaggio, con tutte le emozioni e i turbamenti che questo suscita, ci si renderà veramente conto di quanto banale sia la nostra esistenza quotidiana.

giovedì 20 dicembre 2012

CAOS DENTRO: La strage di Sandy Hook e il commercio delle armi negli USA


Alle 9.00 del 14/12/12  il ventenne Adam Lanza si reca nella scuola elementare di Sandy Hook, Newton, Connecticut. Rompe il vetro di una finestra con una pistola, si introduce nell’edificio e uccide la preside e la psicologa scolastica che sacrificano la loro vita per difendere dei bambini. Dopo l’omicidio delle due donne, Lanza si dirige verso una classe, ma la trova chiusa. Decide quindi di entrare in una seconda aula dove uccide a sangue freddo la supplente Lauren Rousseau e i 14 bambini della classe. Non ancora sazio di sangue, Adam si sposta in un’altra classe dove la maestra ha avuto la prontezza di nascondere i bambini nello sgabuzzino, ma sei di loro, presi dal panico, hanno tentato di fuggire e sono stati freddati dal killer. Dopo aver ucciso la loro maestra e un’altra insegnante, Lanza ha rivolto la pistola contro sé stesso e si è ucciso. Prima di compiere la strage il killer aveva assassinato sua madre, Nancy Lanza, con svariati colpi di pistola alla testa. Le armi usate per la strage sono due pistole (una Glock e una Sig Sauer) e un fucile d’assalto semiautomatico calibro 223 (probabilmente un M16). Esse appartenevano alla madre dell’omicida che le usava regolarmente in quanto appassionata di armi e poligoni di tiro. Adam Lanza aveva gravi problemi sia di salute che familiari: era infatti affetto dalla sindrome di Hasperger e i suoi genitori si erano separati tempo prima. Il ragazzo amava il computer e passava il suo tempo in solitudine, giocando a giochi di guerra per cui il giovane provava una irrefrenabile passione. Non penso che si scoprirà mai quale sia il vero movente di tale massacro in quanto l’assassino ha deciso di porre volontariamente fine alla propria vita, ma la domanda che ora sconvolge l’America è: sono giuste le “armi facili”? Si può davvero permettere che qualcosa di tanto pericoloso e poco sicuro sia alla portata di chiunque, compresi bambini e individuo psicologicamente instabili? Il secondo emendamento della costituzione americana recita che: “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”. Molti ritengono che tale emendamento permetta solo alla “Milizia” (inteso come forze dell’ordine) di possedere armi e di usarle per la difesa dei cittadini, ma gran parte degli americani ritengono che ogni cittadino americano debba avere la possibilità di detenere un’arma per la propria sicurezza individuale, che è l’idea su cui attualmente si appoggia la legge che regola l’uso e il possesso di armi da fuoco nel paese. Ottenere un’arma è relativamente semplice, anche se bisogno ricordare che dal 1968, grazie al Gun Control Act, chi ha particolari precedenti penali ha più difficoltà a entrare legalmente in possesso di una pistola o di un fucile. I colpevoli di reati, i latitanti, gli immigrati clandestini, le persone soggette a ordinanze restrittive e chi non è cittadino statunitense, non possono né acquistare né possedere armi. Altre limitazioni sono previste per chi fa uso di particolari medicinali o di sostanze stupefacenti. Le leggi dei singoli stati complicano però il quadro, ponendo numerose eccezioni rispetto alle leggi federali. Nel Vermont, per esempio, non sono necessari particolari permessi e non ci sono nemmeno distinzioni tra residenti e non residenti: tutti possono girare armati, eccetto in alcuni luoghi come le scuole. In questi giorni che sono seguiti alla strage, la voce di coloro che si indignano di fronte a questa situazione paradossale si è fatta sentire con forza sempre maggiore e si pensa già ad una nuova legge sulle armi, ma sono pronto a scommettere che, come al solito, la NRA (National Rifle Association), una delle maggiori lobby delle armi statunitensi, ci metterà lo zampino per impedire al suo impero di crollare. Inoltre, bisogna guardare in faccia la realtà: negli Stati Uniti quasi l’80% delle persone aventi diritto di portare un’arma la posseggono, per non parlare di coloro che lo fanno senza averne diritto. C’è solo da sperare che si riesca a dire basta a questo obbrobrioso commercio che semina solo morte e mai vera giustizia. E non è vero che non sono le persone a uccidere: le persone armate e con un motivo qualsiasi per farlo sono i responsabili di tutte le tragedie che sono avvenute. Speriamo che il presidente Obama decida di far passare la legge anti-armi in modo simili stragi non vengano mai più perpetrate con una tale, terrificante facilità. 


                       

martedì 18 dicembre 2012

STELLE DANZANTI

Vivere?

Il cuore che batte nel petto.
Il sangue che scorre nelle vene.
La linfa che fluisce nel corpo.
La vita che costringe a percepire, agire, subire.
Ma chi ha deciso cosa deve essere?

La libertà tra gli ideali.
La possibilità di scegliere tra le ambizioni.
Il desiderio decidere tra i sogni.
La voglia di essere sé stessi tra le speranze.
Ma come se non c’è libertà, scelta di iniziare?

Una spiegazione come obiettivo.
Un motivo come risultato sperato.
Una risposta come esito agognato.
Un senso come fine.
Ma dove trovare, dove cercare?

Il tempo corre, fugge via,
tra dita incapaci di trattenerlo.
Gli eventi si susseguono imprevedibili,
via da una mente che non sa spiegarli.
Ma verso quale destinazione?

La breve luce concessa sfiorisce
e dà spazio a una condanna eterna.
Il dolore e la depressione cadono distruttivi
su effimeri momenti di pace e serenità.
Ma perché subire tutto ciò?

Solca veloce i mari tempestosi dell’esistenza
la nave del Fato, implacabile, inarrestabile.
Crea, dà vita, condanna,
assolve, uccide, distrugge,
Senza mai spiegare le sue ragioni.

E a noi resta il buio, l’incomprensibile.
E a noi resta l’inquietudine, l’inevitabile.

           Astarte

giovedì 13 dicembre 2012

CAOS DENTRO: IL GIORNO DOPO IL SISMA


6 Aprile 2009, h 3.32, L’aquila.
La terra trema con una potenza devastante: 5.9 della scala Richter. Trenta secondi di puro terrore mentre la popolazione, svegliatasi di soprassalto, tenta di salvarsi e di evacuare le proprie case. Immediate sono le operazioni di soccorso messe in atto non solo dai vigili del fuoco e dalla protezione civile, ma anche di coraggiosi volontari tra cui spicca l’eroe dell’Aquila rugby Lorenzo Sebastiani, che morirà sotto le macerie durante i soccorsi.

Intere frazioni come Onna e Fossa, entrambe in provincia dell’Aquila, sono completamente rase al suolo. Il bilancio della tragedia è devastante: la provincia è in ginocchio, paesi interi sono distrutti, i feriti sono circa 1178, di cui 200 gravissimi portati in ospedale d’urgenza, e i morti ammontano a 309. Alcune persone vengono estratte dalle macerie solo molte ore dopo come la studentessa Marta Valente, 24 anni, tratta in salvo dopo 23 ore da sotto i resti della casa dello studente, oppure la signora Maria D’Antuono, 98 anni, salvata dopo 30 ore, la quale ha dichiarato di aver trascorso tutto il tempo a lavorare all’uncinetto.

I funerali sono stati celebrati il 10 di Aprile, di venerdì santo. Alla funzione hanno partecipato le più alte cariche dello stato. Qualche tempo dopo si è svolto nel capoluogo abruzzese il G8 a cui hanno partecipato i più potenti uomini della terra, tra i quali il presidente americano Barack Obama. Quest’ultimo è rimasto colpito dalla rovina presente all’Aquila, che non solo ha l’aspetto di una città ferita da una grave catastrofe, ma il cui dolore è stato spettacolarizzato e usato per aumentare la propria visibilità agli occhi delle altre nazioni e dei media. Molti dei sopravvissuti sono stati portati in hotel situati sulla costa a spese dello Stato in modo da avere un tetto sulla testa, ma i meno fortunati sono stati costretti ad ammassarsi nelle tendopoli che sorgono ovunque in tutte le provincie d’Abruzzo.

Dopo un anno, al freddo, con l’igiene a livelli minimi e il poco cibo che viene servito dagli angeli della protezione civile e dai volontari giunti da tutta Italia, coloro che vivono in queste condizioni precarie decidono di andare a manifestare direttamente a Roma, guidati dal sindaco dell’Aquila e da altre importanti autorità abruzzesi, per dare voce alle loro proteste legittime, dato che lo Stato si era impegnato a sgombrare le tendopoli al massimo nel giro di un anno. A Roma, però, il corteo viene fermato e caricato dalla polizia e i manifestanti vengono presi a manganellate. Tra i feriti figura proprio il sindaco dell’Aquila.

Il senso di delusione e amarezza che si diffonde dopo l’episodio è profondo: lasciati a loro stessi, i terremotati decidono di non aspettare più i comodi del governo e alcuni di loro decidono di comprare un’abitazione a loro spese e andarsene dalle tendopoli. Alcune case di legno vengono fornite dallo stato, ma sono piccole e quasi mancano dei comfort più basilari. Molti si accontentano, ma altri invece decidono di rimanere nelle tendopoli o negli hotel. E qui sorge un altro problema: i proprietari degli alberghi sono preoccupati. Chi pagherà il conto dei “clienti”? Quando si potranno rendere gli hotel nuovamente agibili? Nessuno lo sa.

Nei primi tempi si erano fatti raccolte, concerti e collette che hanno aiutato la provincia a sollevarsi un po’, ma non è bastato. Quando l’ “effetto novità” è passato e la situazione ha perso visibilità mediatica è scomparsa l’informazione e con essa sono scomparsi gli aiuti della gente. Già dopo un anno dal sisma non si pensava più tanto al terremoto, che aveva scatenato una vera e propria psicosi, aumentata dai media. Si diceva “ci penserà lo Stato, ha promesso di occuparsene, non è affare mio”. E si andava avanti. Ma a quasi tre anni dal sisma alcuni dei terremotati si trovano tutt'ora in quegli alberghi. L’unico aiuto concreto che lo Stato ha dato è stato il cosiddetto “Decreto Abruzzo”.

Questa è ed è stata la situazione degli ultimi anni. La domanda di base a cui spero che qualcuno riesca a rispondere è: c’è qualcuno che dopo due anni e mezzo si ricorda ancora della tragedia che ha colpito l’Abruzzo, che si rende conto che c’è ancora gente costretta a vivere nelle tendopoli? Qualcuno che si chieda ogni tanto se può fare qualcosa? La risposta per almeno il 70% degli italiani è no. Perché ai nostri giorni tutte le cose vanno di pari passo e anche la solidarietà si è dovuta adeguare: va di pari passo con lo share televisivo.


mercoledì 12 dicembre 2012

PRIMARIE IN LOMBARDIA

Questo sabato, 15 dicembre, si svolgeranno le primarie del "Patto Civico" in Lombardia. Obiettivo: vincere le prossime elezioni regionali e aprire la stagione del cambiamento!
Anche in questa occasione saranno in campo migliaia e migliaia di volontari che, come successo nelle Primarie Nazionali, mostreranno ancora tutta la loro passione spendendo gratuitamente il loro tempo per il futuro dell'Italia e della Ragione.

COME VOTARE

Si vota dalle ore 8.00 alle ore 20.00 di sabato 15 dicembre 2012 in seggi distribuiti in tutta la regione. Il candidato che ottiene il maggior numero di voti viene indicato come candidato Presidente del Patto Civico. 
La partecipazione alle Primarie del Patto Civico è aperta a tutte le cittadine e i cittadini italiani residenti in Lombardia, in possesso dei requisiti previsti dalla legge; alle cittadine e ai cittadini dell’Unione Europea residenti in Lombardia; alle cittadine e ai cittadini di altri Paesi, residenti in Lombardia e in possesso di regolare permesso di soggiorno e carta d’identità; ai giovani residenti in Lombardia che abbiano compiuto i 16 anni entro il 15 dicembre 2012. Gli elettori e le elettrici che intendono partecipare alla scelta del candidato Presidente del Patto civico dovranno versare un contributo alle spese organizzative di almeno 1 euro e fornire i propri dati anagrafici.


I CANDIDATI


Umberto Ambrosolinato a Milano nel 1971, è sposato con Alessandra con cui ha tre figli. Laureato in Giurisprudenza, è diventato avvocato penalista. È attualmente componente di due organismi di vigilanza ed è stato nominato dalla Banca d'Italia in tre comitati di sorveglianza in procedure di rigore relative ad istituiti e società lombarde.
Nel 2009 ha pubblicato il libro "Qualunque cosa succeda", che narra la vicenda del padre, l'avvocato Giorgio Ambrosoli, assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario reclutato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività indagava nell'ambito dell'incarico affidatogli dalla Banca d'Italia di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana.
La divulgazione dell'esempio del padre lo ha portato a realizzare oltre trecentocinquanta incontri pubblici dal 2009 ad oggi, con particolare attenzione alle scuole medie superiori, sui temi della legalità e della responsabilità civile di ogni cittadino.
L’8 novembre 2012 ha accettato la candidatura come garante di una ampia coalizione del centrosinistra per le prossime elezioni regionali.

Andrea Di Stefano: 48 anni, è giornalista, si occupa da sempre di economia e finanza etica. È direttore di Valori, rivista mensile promossa da Banca Etica che si occupa di economia sociale, finanza etica e sostenibilità. Collabora con Rainews 24, LaRepubblica, Il Fatto Quotidiano on-line e l'Agenzia dei Giornali Locali del Gruppo Espresso. Su Popolare Network conduce, con Gianmarco Bachi, il programma "Il giorno delle locuste".
Dal 2007 è membro della Commissione Centrale di Beneficenza della Fondazione Cariplo. 
È responsabile Affari Istituzionali e Comunicazione per la Novamont S.p.A., società all'avanguardia nel campo della scienza dei materiali e della Bioeconomia. 
È membro, dal 2009, del Comitato Scientifico di Cervia Ambiente. È presidente della Cooperativa Editoriale Circom, che sviluppa progetti editoriali innovativi (tra cui la rivista Valori) che relazionano ambiente, società e sviluppo delle nuove tecnologie. 
Insieme a Carlo Monguzzi e Emilio Molinari ha costituito il primo osservatorio contro le ecomafie.
Ha una compagna, Anna, e due figli.

Alessandra Kustermann: 59 anni, è dal 2009 la Direttrice dell'Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia del Pronto Soccorso della Clinica Mangiagalli. In precedenza (dal 1989) è stata responsabile della diagnosi prenatale. Collabora da sempre con le istituzioni della città di Milano e della Regione Lombardia, e con istituzioni nazionali ed europee.
Ha realizzato negli ultimi vent'anni il Centro contro la Violenza Sessuale e il Centro contro la Violenza Domestica, cui si è aggiunto recentemente lo Sportello per Bambini e Adolescenti Maltrattati.
Ha assunto ruoli importanti in ambito europeo (due Progetti finanziati dall'Europa – SVELA e LEXOP), in ambito nazionale (Membro del Consiglio Superiore della Sanità, Collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, collaborazione con il Ministero della Sanità) e in sede di amministrazione locale (Regione, Provincia e Comune). 
Ha ricevuto le tre più importanti onorificenze lombarde: 
l'Ambrogino d'Oro del Comune di Milano (2010), il Sigillo Longobardo del Consiglio Regionale della Lombardia (2008), la Medaglia d'Oro di riconoscenza della Provincia di Milano al Soccorso per la Violenza 
Sessuale Domestica (2007).
Ha un compagno, Gianni, e tre figli.

Per maggiori informazioni: www.pattocivicolombardia.it 



martedì 11 dicembre 2012

STELLE DANZANTI


Poesia

Ormai è da qualche giorno
che mi rifugio in te
per alleviare il mio dolore,
per cercare risposta alle mie domande
e talvolta nel tuo silenzio
riesco a trovare delle risposte.
La tua compagnia
mi da speranza e sollievo,
probabilmente ci risentiremo ancora
perché entrare nel tuo mondo
non mi fa pensare a quanto
triste e crudele
possa essere il mio
e mi fa credere che
il mondo possa cambiare,
so che non succederà mai,
ma quest’illusione
mi da la forza per
andare avanti.
Dreamer

domenica 9 dicembre 2012

IL FILO DI ARIADNE

"Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!"
(Dal film "Hugo Cabret")

Quando mi hanno proposto di pubblicare questa frase non ho saputo dire di no perché è una di quelle frasi che nelle loro poche parole e nelle loro immagini semplici e familiari  a loro mondo sanno dirci tutto. Solo che quel "tutto" non è mai oggettivo, ma è qualcosa che ognuno di noi comprende in modo diverso e personale. Quindi, per questa volta, lascio ai lettori l'interpretazione, lascio che ciascuno rifletta su questo "grande meccanismo" di cui facciamo parte e sulla funzione che svolge o cerca di svolgere in esso.


giovedì 6 dicembre 2012

CAOS DENTRO: ANCHE L’OPERAIO VUOLE IL FIGLIO DOTTORE


Come è cambiato il sindacato negli anni? È ancora in grado di tutelare i suoi lavoratori? E come viene percepito da chi, da decenni, lavora nell’industria?
È indubbio che il mondo del lavoro sia mutato profondamente, cambiamento dovuto a diversi fattori che riguardano lo sviluppo tecnologico, il concetto di produzione, una maggiore competizione, l’emergere di nuovi sistemi organizzativi per le aziende,etc. Il Sindacato come ha reagito a questi cambiamenti?
Oggi vogliamo parlarvi di un mondo in particolare, quello dei lavoratori metalmeccanici che ieri, 5 dicembre 2012, sono scesi in piazza per protestare contro l’approvazione del nuovo contratto nazionale 2013-2015. Si tratta dei lavoratori della FIOM, sindacato dei metalmeccanici che dopo aver rifiutato l’accordo del 2009, è stato escluso dalle trattative per il rinnovo del contratto nazionale siglato tra Federmeccanica; Assistal, Fim, Uilm e definito da Mirco Rota, segretario generale della Fiom della Lombardia, un “contratto che va contro i diritti dei lavoratori”.

M. (50) e L. (26) – tesserati FIOM

A quanti anni hai iniziato a lavorare?

M. << Ho iniziato a lavorare a quindici anni, ho fatto vari lavori, dal tappezziere all’imbianchino, poi sono entrato in fabbrica e ormai sono una tuta blu dal ’79. >>
L. << Ho svolto diversi lavoretti durante gli studi, per lo più come commesso o addetto vendita. Dopo il diploma di maturità ho iniziato a cercare qualcosa di più inerente ai miei studi (elettrotecnico, ndr), così a 18 anni ho iniziato a lavorare come operaio metalmeccanico in fabbrica, non è esattamente ciò che vorrei fare ma dato che al momento cambiare è impossibile, mi accontento. Più avanti chissà. >>

Cosa pensi del Sindacato in generale?

M. << Penso che si sia indebolito molto. Ho sempre creduto nell’importanza di scioperare per ottenere migliori condizioni di lavoro, ma ormai sono giunto alla conclusione che gli scioperi, per come sono organizzati oggi, servono ben poco.  Una volta gli operai erano uniti, lo sciopero non era programmato con settimane di anticipo (a che serve se è “pianificato”? l’azienda si prepara e l’effetto di disagio viene praticamente annullato).
L’azienda era messa alle strette e alla fine ottenevi ciò che ti spettava. Mi ricordo, ad esempio, quando abbiamo fatto sciopero per ottenere la mensa e il padrone ci diceva “andate a ca’ vostra a mangiare!”, abbiamo lottato e alla fine l’abbiamo ottenuta. Sembra poco? Beh, con un ora di pausa non torni a casa e quando devi pranzare con un panino tra le polveri e l’olio delle macchine, per non parlare del freddo d’inverno, un posto caldo e pulito fa la differenza. È una questione di rispetto e di dignità. Oggi il sindacato si è spaccato e ciò è avvenuto perché il sindacato si è messo a fare politica. Un sindacalista che lotta non per i lavoratori ma per fare carriera, iniziando ad anteporre i propri interessi, non è più un buon sindacalista. È compromesso e chi ci rimette sono gli operai. Questo succede tanto ai livelli più alti quanto all’interno delle singole aziende. Una volta abbiamo fatto uno sciopero per un aumento di salario. Giorni di sciopero e alla fine l’azienda aveva ceduto, dandoci quasi l’intera somma richiesta. Un accordo ragionevole e di buon senso. Il rappresentante interno però non era d’accordo, ne faceva una “una questione di principio” e ha continuato a fare guerra all’azienda, contro anche il volere della maggioranza degli operai. Il suo obiettivo - l’abbiamo capito poi - era principalmente di farsi notare dal sindacato provinciale, sperando di lasciare il posto in fabbrica e assicurarsene uno in ufficio. Tuttavia lo sciopero era diventato insostenibile e l’accordo che era stato inizialmente avanzato fu ritirato dall’azienda e ne fu proposto un altro, meno conveniente, che alla fine il rappresentante fu costretto ad accettare. Questo è solo un esempio di come interessi personali indeboliscano il sindacato e come venga messo in secondo piano quello che dovrebbe essere il suo vero e unico obiettivo: la tutela del lavoratore.>>
L. << Ormai il sindacato fa politica e la spaccatura che si è venuta a creare tra i tre sindacati è puramente “ideologica”. Ormai non si parlano nemmeno più, partono da posizioni contrapposte alle quali rimangono saldamente attaccati senza fare alcuno sforzo per venirsi incontro. Gli operai sono operai, non ci sono operai di destra e operai di sinistra o almeno non dovrebbero esserci nel momento in cui si parla di diritti. Questi sono estesi a tutti e quindi è giusto che i sindacati parlino tra loro, trovino un accordo e si confrontino all’interno delle fabbriche con i lavoratori. Cosa vuol dire, all’interno della stessa fabbrica, fare due assemblee  sullo stesso argomento, nello stesso giorno, in due stanze separate? Ciò significa che c’è ostilità, non si parlano. Non si spacca solo il sindacato, si creano fratture nel gruppo operaio in cui si insinuano ricatti, compromessi. Si indebolisce il potere contrattuale dei lavoratori e l’azienda può sempre più facilmente imporre le proprie condizioni, soprattutto in un periodo di crisi come questo. >>

Cosa pensi dello sciopero di ieri  contro l’approvazione del nuovo contratto metalmeccanici?

M. << Io non ho aderito allo sciopero. Non perché sono d’accordo con il contratto che hanno firmato CISL e UIL, è un contratto che fa pena. Si vantano di aver dato un aumento di 130euro, “soldi freschi” li hanno definiti. Innanzitutto, sono “al lordo” e solo per il quinto livello, andando a scalare per i livelli più bassi.
Una  1a, stando al contratto, prenderà un aumento (sempre al lordo) di 81,25 euro, spalmati su tre anni. Ovviamente la tranche più consistente sarà data nel 2015. Diciamo che è un contentino che CISL e UIL sbandierano a destra e a manca come una grande conquista solo per coprire ciò che hanno fatto passare sotto silenzio e senza consultare i diretti interessati, ossia noi operai.
Primo tra tutti le modifiche riguardanti il lavoro straordinario. Gli straordinari sono obbligatori (per un massimo di 200/250 ore l’anno, ndr) e “nessun lavoratore, salvo giustificato motivo, si può rifiutare” di farli. Ad esempio, possono chiederti di lavorare 10 ore il sabato o la domenica (8 ore di straordinario settimanale + 2 ore di straordinario giornaliero, ndr). Ma non è finita qui.  La cosa assurda è che hanno firmato un contratto che svaluta il ruolo del sindacato stesso. L’azienda, infatti, in particolari circostanze, può modificare turni e predisporre straordinari (anche oltre a quelli obbligatori previsti), senza contattare il RSU. Quale sindacato “sano” può firmare un contratto che riduce il suo potere contrattuale? Ma soprattutto, mentre tutto questo accadeva, durante i tre mesi di trattativa tra Federmeccanica e Cisl-Uil, il nostro sindacato dov’era? Perché si è aspettato di arrivare a ridosso dell’approvazione (e proprio ieri è stato approvato!) per protestare? Non si sapeva della scadenza del precedente contratto? Io ho scioperato contro l’abrogazione dell’articolo 18; ho scioperato per far reintegrare in azienda colleghi ingiustamente licenziati. Ho scioperato contro l’esclusione dalla trattativa della FIOM dell’ultimo contratto nazionale. Ho scioperato, ma cosa abbiamo ottenuto? È vero il giudice ha dato ragione alla FIOM, una bella vittoria, “facciamo storico così tra dieci anni vedranno quello che abbiamo fatto” mi ha risposto il nostro rappresentante interno. Peccato che alla fine ho perso 8 ore di lavoro, il contratto non è stato annullato e lo stipendio sia lo stesso. Dello “storico” non me ne faccio niente. Se davvero ne valesse la pena, se davvero si desse prova che le cose cambiano, allora sì, lo farei. Sono più di 30 anni che lavoro ed è sempre peggio. L’unica cosa da fare è stracciare le tessere, scendere in piazza e bloccare l’Italia. Farlo davvero, non dopo che l’accordo è stato approvato e “solo per fare storico”. Sono stanco e penso che se continuerà così non rinnoverò neanche la tessera. Pago più di cento euro di tessera all’anno e per che cosa? >>.

Le posizioni espresse da M. riguardo alle condizioni previste dal contratto sono condivise appieno da L. il quale, però, ha preso una decisione diversa: aderire alla protesta.

L. << Io ho deciso di aderire allo sciopero perché credo nella FIOM. Rispetto ai vari sindacati è quello che più di tutti riesce a farsi valere e questo anche rispetto alla “madre” CGIL. Ho deciso di aderire perché ritengo inconcepibile il fatto che il mio sindacato, quello per il quale pago una tessera per essere rappresentato, venga escluso dalla trattativa,  ma soprattutto non posso accettare che si parli di questioni riguardanti i lavoratori senza..i lavoratori!! Per quanto riguarda il nuovo contratto sono sconcertato. Sull’aumento (in generale, per come è concepito)  trovo ci siano delle contraddizioni. Innanzitutto, il fatto che l’aumento vada a scalare non comporta che un ampliamento della forbice tra chi guadagna di più e chi di meno. Ok, l’aumento sarà in proporzione, ma dato che la differenza c’è già a monte ed è data dal livello di appartenenza, un aumento trasversale sarebbe più equo, soprattutto in un periodo drammatico come questo dove, proprio chi guadagna di meno, ne ha più bisogno. In secondo luogo voglio rispondere a chi mi dice “Beh, se non ti sta bene questo aumento non prenderlo”, che il problema non è l’aumento in sé, ma che una trattativa con i sindacati divisi non può che nuocere unicamente ai nostri diritti. Sicuramente uniti avremmo ottenuto di più.
Un altro punto è quello del lavoro straordinario. Rendendo obbligatori gli straordinari, non solo si rende l’operaio a completa mercé dell’azienda, ma si riducono anche i margini per nuove assunzioni. La verità è che dopo l’approvazione del “contratto FIAT” la posizione dei lavoratori si sta indebolendo sempre di più (complice la crisi) e senza un sindacato in grado di opporsi, ma che anzi si spacca, bypassa i lavoratori ed esclude dalle trattative una delle sigle con il maggior numero di tesserati (FIOM), è destinato a scomparire. Serve un nuovo sistema, il sindacato deve essere rinnovato, smetterla di essere “politicizzato” e rimettere i diritti del lavoratore al centro dei suoi interessi, comprese le nuove tipologie di lavoratori, i “precari”, sempre più penalizzati e meno tutelati.>>


martedì 4 dicembre 2012

STELLE DANZANTI


Incrociare il tuo sguardo è la mia vita
Vorrei baciarti, stringerti e far scivolare le mie mani sui tuoi fianchi
Farti capire che, sì, mi sono innamorato di te.
La malinconia mi assale
L’amore mi turba
Forse non ti avrò mai, ma ti ho già conquistato.


              MEDARDO